Elio Veltroni nacque da genitori toscani il 21-03-18,
nel villaggio di Poggio Sannita, nel Sannio, terra di
temibili montanari che, la gente del luogo dice, e la
storia conferma, hanno sconfitto e umiliato i romani
nel 321 a. C, nelle Forche Caudine, facendoli passare
sotto il giogo.
La madre, insegnante elementare, subito dopo la
nascita del figlio, fu trasferita in un altro villaggio, questa volta nelle Alpi
Orientali,
in una
valle per dove passarono
i barbari che agognavano le
terre fertili e affascinanti dell'Italia, e finirono
per inferire il colpo finale all'Impero Romano,
corrotto e decadente. Completò gli studi nella città
di Vicenza, ottenendo il diploma di perito industriale. Combatté nella guerra a
Rodi, col grado
di tenente d'artiglieria. Nel 1943, dopo l'armistizio,
che l'Italia, militarmente sconfitta, politicamente
inespressiva ed economicamente fallita, fu obbligata a
firmare a favore degli alleati, Elio Veltroni si vide
coinvolto in una disastrosa battaglia contro i propri
alleati tedeschi. Vittorioso nel campo di battaglia,
per la codardia dello Stato Maggiore dell'isola, fu
costretto a consegnare le armi, considerato traditore
e fatto prigioniero. La cattività la trascorse nei
campi di prigionia della Germania e della Polonia.
Nella primavera del 1945, riuscì a fuggire
attraversando il fronte di battaglia e si consegnò
agli inglesi, che lo mantennero inattivo, per
interminabili otto mesi, in un campo di smistamento.
(In quel momento, nei campi di raccolta della Germania, c'erano dieci milioni fra
prigionieri, deportati, sbandati e
avventurieri; mancavano trasporti, e le vie di comunicazione erano
distrutte).
Nella lotta per sopravvivere, in un'Italia devastata
dalla guerra e traumatizzata dagli odi fra fazioni politiche, di partito e classi
sociali, non trovò il
clima favorevole alla sua indole di realizzatore. Risolse, allora, cercare in un altro paese la pace che
gli potesse permettere di lavorare e prosperare. Fu
così che nel novembre del 1951 emigrò in Brasile, dove
si applicò nel campo della tecnologia.
Nel 1987, nella condizione di pensionato, cominciò a
scrivere le sue memorie. Nel settembre del 1998, nel
rientrare definitivamente in Italia, aveva già scritto, in italiano e tradotto in
portoghese, "I
Paesaggi del Tempo nella Valle delle Pietre" (570 pag.) e "Lettere dal Fronte" (280
pag.) e, in
Italiano, "Lettere a Lucia" di 275 pagine. In Italia, scrisse, in italiano, "Guerra: Dialoghi di Armi e
d'Amore" (328 pag.) e in portoghese, "Cartas para Vera
" di100 pagine. ("Lettere a Vera"). Attualmente, sta
scrivendo, in italiano, "Sotto i
Cieli della Croce del Sud", dove racconta la storia
dei 47 anni vissuti in Brasile, che avrà come sfondo
gli aspetti sociali, storici, politici e culturali del
grande paese.
Il libro "I Paesaggi del Tempo nella Valle delle
Pietre" (la sua vita di bambino e adolescente
ricordata in un viaggio fatto in quel luogo dopo
cinquant'anni d'assenza), comincia così:
"Sorgono dalle ombre i fantasmi destati dal rivivere
delle fiamme dei fuochi che arsero nell'infanzia e,
mentre scrivo queste memorie, io vedrò staccarsi con
un fremito di vita morente, dai faggi d'autunno di
quei boschi, le foglie infuocate dall'ultima occhiata
rovente del sole che calava dietro i monti.
Da queste linee esalerà, come dai covoni di fieno
accovacciati sui prati falciati e assopiti nell'aria
tiepida delle ultime sere d'estate, il profumo delle
erbe e dei fiori distillato dal calore del sole, che
la brezza vespertina rapiva e riponeva dolcemente
sulle balze, negli anfratti, nei solchi della terra,
nei casolari e nelle rughe del cuore." Il libro
termina così:
Addio Pietratagliata! Addio per sempre, terra della
mia felicità perduta, terra che il fato vuole chiudere
dentro le frontiere dell'oblio. Io non ti
dimenticherò. Ti ricorderò sempre come se tu fossi
stata un bel sogno interrotto nell'istante più intenso, in un momento d'estrema felicità e
bellezza.
Vado lontano, in un paese straniero aldilà dell'oceano, da dove sono venuto per rivederti, terra
amata, dove il destino ha fissato la mia dimora e
dove, fino all'ultimo giorno, io non scorderò il
fantastico viaggio attraverso "I Paesaggi del Tempo
nella Valle delle Pietre".
Dal libro "Lettere dal fronte".
Il sole nascente mi svegliò. Accecandomi. Per non
essere disturbato dai raggi offuscanti mi volsi di
fianco e, quando gli occhi si furono abituati all'ombra, mi sentii colpito da un agghiacciante
sguardo vitreo e azzurro. Vidi una bocca enorme aperta
fino agli orecchi, che mi sorrideva con una smorfia
sinistra e terrorizzante. Una scheggia aveva ucciso quell'infelice, sfregiandolo orrendamente con una
risata di morte. Io, senza saperlo, avevo dormito
tutta la notte fra i cadaveri di soldati tedeschi e italiani, alcuni dei quali avevano il viso, le membra
e le uniformi imbrattate di sangue coagulato e rinsecchito.
Dal libro "Guerra: dialoghi di Armi e d'Amore".
Si sarebbe potuto dire, che la composizione d'insieme
di quest'incantevole creatura proibita, sintetizzasse
le immagini che si ricordano dei tramonti d'oro di una
tarda estate sull'orlo curvilineo di remote colline.
Avrebbe voluto trovarsi con Marta in un angolo
qualsiasi del pianeta, per assistere assieme a lei
alla sintesi della sua immagine con uno di quei tramonti. Nel risveglio dei mattini, dopo aver amato
Marta in realistici sogni notturni, la frustrazione
dell'inganno gli faceva venire la voglia di gridare e
di sbranare i cuscini.
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